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Anno nuovo, luce nuova

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Da quando avevo 4 anni ho scattato con una Nikon: ce l’aveva mio padre, l’ho avuta io per
tanti anni fino al 2015. A quel punto, quando si è reso indispensabile aggiornare la fotocamera per fare fronte ai progressi tecnologici, mi sono trovato davanti a una scelta: passare al mondo delle mirrorless o restare fedele alle DSLR, e soprattutto quale marchio scegliere per fare il grande passo?

Canon EOS M

Alla fine mi sono dovuto piegare a un cambio di casacca: ho scelto una Canon EOS M che, nonostante tutti i suoi difetti, è una eccellente mirrorless per girare video 1080p con una buona stabilizzazione garantita da una delle migliori lenti kit 18-55 che abbia mai visto in circolazione. La scelta della EOS M è stata fatta per due ragioni principali: la costruzione in lega di magnesio e, soprattutto, la possibilità di installare un microfono esterno e una serie quasi infinita di ottiche dal catalogo Canon. Qualcosa che alle alternative Sony mancava: fino a oggi.

Sony, che negli ultimi anni ha fatto il bello e il cattivo tempo nel settore, ha lanciato qualche giorno fa sul mercato la α6300: mirrorless aps-c, autofocus velocissimo, nuovo otturatore, video 4K (downsampling da 6K: ciao ciao moire) in un formato decisamente più retrocompatibile di quanto abbia fatto la concorrenza che ha aperto la strada all’UHD sulle mirrorless (e con molte opzioni per quanto riguarda il bitrate), gamma dinamica infinita (almeno sulla carta sono 14 stop), corpo in magnesio e ingresso per un microfono esterno. Peccato manchi la stabilizzazione nel corpo.

Sony A6300

Un altro aspetto interessante degli annunci Sony è la disponibilità di nuove ottiche: su questo terreno l’azienda è stata più lenta di quanto avrebbe potuto (e forse dovuto), ma anche in questo caso sono state presentate delle novità interessanti che segnano un ulteriore passo verso il mercato professionale (o quello dell’amatore evoluto). Peccato solo che alcune scelte siano più votate alla fotografia che ai video (vedi alla voce focus by wire), ma non si può avere tutto dalla vita. Peccato anche per i prezzi, che mi pare siano superiori a quelli della serie precedente e tendono più al settore professionale, appunto, che a quello amatoriale.

Sony 16-70Z

Per me, che per anni sono stato fedele alla ergonomia e alla performance Nikon, è in ogni caso incredibile vedere quello che è riuscita a creare Sony in questi anni dopo un esordio esitante: all’epoca dell’acquisizione di Minolta (era il 2006) in tanti snobbammo l’impegno della giapponese nel settore, ma a distanza di anni l’investimento in sensori (una divisione decisamente in attivo nel complesso fatturato Sony) e l’ascolto garantito alle richieste dei clienti hanno ripagato alla grande.

Quando mi chiedono quale sia oggi il marchio più avanti nella fotografia digitale, sempre più spesso rispondo: Sony. E questo dimostra due cose: la prima è che l’azienda giapponese non ha esaurito la sua capacità di fare un gran bel lavoro per l’elettronica di consumo, o di guidare un intero comparto con la tecnologia progettata e sviluppata direttamente in madrepatria. La seconda è che, anche nel campo dell’elettronica di consumo, non esistono leadership consolidate: in pochi anni Sony è riuscita a raggiungere e superare marchi storici come Nikon e Canon, di fatto offrendo sul mercato prodotti che sono senza ombra di dubbio il punto di riferimento del segmento. O, quantomeno, un metro di paragone molto impegnativo quando si tratta di mostrare al pubblico una nuova ammiraglia.

Mi preme fare questa riflessione perché ritengo che sia indicativa per molte altre situazioni che si presentano oggi nel mondo ICT: che si tratti di smartphone, tablet, PC, social network o servizi non esiste un prodotto che sia destinato a regnare per sempre nelle preferenze dei consumatori e nelle quote di mercato. Per riuscire a primeggiare a lungo bisogna lavorare tanto, e l’esempio della linea Alpha di Sony è perfetto per dimostrare che si parla di impegni dalla durata decennale: non bastano un paio di trimestri per ribaltare la situazione, e non è mai una buona idea partire battuti visto che parliamo di un settore ai primordi del proprio sviluppo e dove una innovazione tecnica può cambiare la storia.


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